THORSTEN KIRCHHOFF
Insolito
25 Febbraio 2010 – 24 Aprile 2010
INAUGURAZIONE GIOVEDì 25 FEBBRAIO 2010 ORE 18:30
fino al 24 Aprile 2010
La galleria De Crescenzo & Viesti è lieta di ospitare dal 25 febbraio al 24 aprile 2010, per la prima volta presso la sua sede, la mostra personale dell’artista danese Thorsten Kirchhoff.
“Quello che in molti ignorano è che il nostro cervello è fatto di due cervelli. Un cervello arcaico, limbico, localizzato nell’ippocampo, che non si è praticamente evoluto da tre milioni di anni fa ad oggi. Un cervello piccolo, ma che possiede una forza straordinaria. Controlla tutte quelle che sono le emozioni. Ha salvato l’australopiteco quando è sceso dagli alberi, permettendogli di fare fronte alla ferocia dell’ambiente e degli aggressori.
L’altro cervello è quello cognitivo, molto più giovane. E’ nato con il linguaggio e in 150mila anni ha vissuto uno sviluppo straordinario, specialmente grazie alla cultura. Si trova nella neo-corteccia.” (Rita Levi Montalcini, Wired, febbraio 2009).
Il lavoro di Thorsten Kirchhoff si articola nelle due sale della galleria. La prima, limbica, le opere a colori, vuole esporre in qualche modo l’amore, la paura, la solitudine, l’emozione.
Nella seconda, in bianco e nero, vengono rappresentate la consapevolezza, la cognizione, la ricerca di informazioni per capire il mondo. Ma questo è solo lo spunto, l’occasione per giungere alla contraddizione, a quella sorta di gioco tra logico ed illogico che è il paradosso, a ciò che è vero e falso allo stesso tempo. Immagini incongrue come le coordinate geografiche incastrate in un angolo, o l’esploratore/viaggiatore nel tempo alla ricerca di tracce su una strada asfaltata. Immagini sproporzionate come la pistola che spara ai palloncini. Immagini sconvenienti come lo stetoscopio che ausculta la scatola di cioccolatini a forma di cuore. E poi ancora immagini fuori luogo come un camino che partorisce un ghiacciaio. E immagini inopportune come una foto che non è una foto di un uomo che non è un uomo, che mi guarda. Contraddizioni resistenti, difficile liberarcene se non con la terapia che l’artista ci propone: sculture, quadri che se pur illogici, persino assurdi non presuppongono alcuna competenza particolare dello spettatore perché essi semplicemente sono qui, ora, esistenti, puro divertimento intellettuale.