Afro
Il progetto e l’opera
12 marzo – 25 aprile 1998
Intendimento di questa mostra, multiforme e ricca di opere, vuole essere l’esplorazione dei numerosi territori espressivi indagati da Afro: dai disegni a matita degli anni Quaranta agli inchiostri colorati degli anni Cinquanta; dalle gouaches, alle tele, fino ad una scelta di “grafiche”, arazzi e gioielli. Scorrendo le opere esposte prende corpo l’immagine di un artista dalle molteplici sfaccettature, in grado di muoversi agevolmente tra tecniche pittoriche ed arti applicate, in grado di mantenere un livello qualitativo elevatissimo tanto negli studi preparatori quanto nei dipinti definitivi, tanto nelle acquetinte quanto nei gioielli. La fase preparatoria di ogni lavoro veniva investita da Afro della massima cura. Da intendere, infatti, è il senso profondo che l’artista stabiliva con l’attività di disegnatore e di progettista; quando non si “sentiva” di dipingere andava ugualmente a studio, e di segnava, passava lunghe ore ad improvvisare schizzi ed elaborare progetti di strutture formali, confidando che l’immagine dovesse scaturire direttamente dal “fare”. Studi più meditati e costruiti costituivano invece il preludio alle opere grafiche o ai bozzetti per gli arazzi. Oltre alle opere più propriamente pittoriche, come lo Specchio Concavo (1948) o la Composizione (1957) della ben nota qualità suadente di Afro, sono esposti numerosi disegni a matita e diverse gouaches; interessanti i gioielli in oro e pietre preziose, battuti a mano da Afro stesso, ed esposti in occasione della mostra The Italian Methamorphosis, tenutasi presso il Guggenheim Museum di New York nel 1995. Da menzionare il grande progetto per Ragazzo con il tacchino dipinto da Afro nel 1954 e conservato presso il Museum of Modem Art di New York. Sui toni dell’arancio e del rosso, quest’opera su carta intelata, si vale di un segno mobile e al tempo stesso incisivo, di forme immaginifiche tratte da un repertorio autobiografico. Una curiosità costituisce :l’esposizione di alcuni oggetti che servirono ad Afro come modello per le nature morte dipinte negli anni Quaranta: un ferro da stiro, un mandolino ed alcune bottiglie.
Barbara Drudi