Bertinetti / Lichtenstein / Patella / Pistoletto / Tranquilli
Specchio delle mie brame
26 marzo 2003
“SPECCHIO DELLE MIE BRAME”
Bertinetti, Lichtenstein, Patella, Pistoletto, Tranquilli
La Galleria De Crescenzo & Viesti presenta all’interno della White Box cinque opere riflettenti, realizzate con superfici specchianti, di Maurizio Bertinetti, Roy Lichtenstein, Luca Maria Patella, Michelangelo Pistoletto ed Adrian Tranquilli.
Il testo “Specchi a Roma” è di Gianluca Marziani.
SPECCHIHCCEPS A ROMAMOR
Specchio delle mie brame… disse la vocina fiabesca davanti alla superficie che sentenziava sulla bellezza plausibile. Specchi delle nostre trame… si potrebbe sottoscrivere davanti al Novecento che ha RIspecchiato l’esistente, l’assurdo, l’impossibile. Specchi senza allodole come sguardi del moltiplicarsi, del denudarsi da ogni vestito interiore, del disvelarsi nel profondo di abissi sentimentali. Specchi che richiamano i lontani lumi: la circolarità del Parmigianino, l’intensità teorica di Velàzquez, fino alle avanguardie che intuirono la moltiplicazione concettuale dell’opera. Fino al Michelangelo Pistoletto che rende lo specchio una nuova geografia della fruizione. Lo spettatore entra così dentro il quadro, dialoga coi corpi impressi sulla lastra specchiante. Il pannello come geografia stupefacente della scoperta continua, improvvisa, mentale. L’opera come vortice rotante dove la stessa parola avvolge la dialettica più intuitiva. Un turbine testuale che Luca Patella ripensa, ribalta, rigira, seguendo il corpo e i legami delle frasi. Specchio dove la pressione dello sguardo diventa impressione dentro l’opera. Gioco sublime di confusioni e sdoppiamenti, occhi su occhi, scarti su scarti. Come in Roy Lichtenstein, sintesi concettuale di un Pop che è il vero specchio, molto riformante e poco deformante, sul mondo occidentale. Specchio che rivede la storia mentre la citazione assume il peso del contemporaneo: come in Adrian Tranquilli che manipola e ripensa l’iconografia del fumetto, della religione, della forma classica. A conferma che rielaborare la memoria è davvero un gioco prismatico di specchi interiori. Specchio come senso definitivo del doppio: ed ecco due occhi tramutarsi in occhiali con una semplice aggiunta. Il gesto di Maurizio Bertinetti, artista-specchiante che colleziona per RIcreare, parte da Man Ray: unendo e ripensando la citazione di chi captava, decenni addietro, la profondità epocale del citare senza citarsi addosso. Chissà se decenni tanto “specchianti” hanno veramente narrato le nostre brame?
Gianluca MarzianI